Il sistema del dollaro “neo-imperialista”: un «pagherò emesso dall’egemone»

L’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis spiega il sistema statunitense di “neo-imperialismo” basato sul dollaro, un “pagherò emesso dall’egemone”, che finanzia un enorme deficit commerciale consentendo ai capitalisti stranieri di “estrarre un colossale plusvalore dai loro lavoratori per poi accumularlo nell’economia rentier americana”.

Di Ben Norton, 3 febbraio 2023      

Yanis Varoufakis L’imperialismo del dollaro USA 

L’economista ed ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha detto in un discorso di gennaio che gli Stati Uniti stanno guidando un “nuovo, audace imperialismo”, che lui chiama “neo-imperialismo”.

“La forma più alta del neo-imperialismo è la “globalizzazione, la globalizzazione capitalista finanziarizzata”, ha aggiunto Varoufakis, sottolineando che questo sistema si basa sul dominio del dollaro statunitense.

Quando il presidente Richard Nixon pose fine alla convertibilità del dollaro in oro nel 1971, esso divenne semplicemente un “pagherò emesso dall’egemone”, ha spiegato Varoufakis.

Questo “pagherò” in dollari ha finanziato l’enorme deficit commerciale degli Stati Uniti, permettendo ai capitalisti stranieri di “estrarre un colossale plusvalore dai loro lavoratori per poi accumularlo nell’economia rentier americana”.

Il deficit commerciale statunitense è diventato un “enorme aspirapolvere” che “risucchiava in America le esportazioni nette di Germania, Giappone e Cina”, ha proseguito Varoufakis.

Ma i Paesi in deficit del Sud globale “hanno dovuto chiedere prestiti a Wall Street per importare medicinali, energia e le materie prime necessarie a produrre le proprie esportazioni per guadagnare i dollari con cui ripagare Wall Street”.

Quando i Paesi del Sud globale non potevano più pagare i loro debiti agli obbligazionisti di Wall Street, “l’Occidente ha mandato gli ufficiali giudiziari, il Fondo Monetario Internazionale”, che ha imposto privatizzazioni di massa e politiche economiche neoliberiste, ha sottolineato Varoufakis.

L’economista Michael Hudson ha esposto per la prima volta questo sistema nel 1972, nel suo libro “Super Imperialism: The Economic Strategy of American Empire“. (Hudson ha pubblicato una terza edizione aggiornata nel 2021).

Varoufakis ha fornito la sua analisi dello schema di egemonia del dollaro USA in un discorso tenuto a Cuba nel gennaio 2023, in occasione della “Conferenza internazionale per l’equilibrio del mondo”, un incontro organizzato per sostenere il Nuovo ordine economico internazionale.

Nelle sue osservazioni, Varoufakis ha anche condannato la nuova guerra fredda e ha chiesto un nuovo movimento non allineato.

Nel corso della stessa conferenza, un deputato tedesco di Die Linke (il partito di sinistra), Sevim Dagdelen, ha denunciato la guerra per procura della NATO in Ucraina e ha avvertito che gli Stati membri dell’Unione Europea sono diventati “vassalli servili” che “perseguono gli interessi delle corporazioni statunitensi e seguono le istruzioni di politica estera di Washington”.

 Yanis Varoufakis spiega lo schema di egemonia del dollaro USA

Di seguito un estratto del discorso di Yanis Varoufakis:

Perché l’originario Movimento dei Non Allineati è caduto preda della forma più alta del neo-imperialismo, che è ovviamente la globalizzazione, la globalizzazione capitalistica finanziarizzata? La risposta breve è che i capitalisti, in pratica, si sono dimostrati internazionalisti migliori di noi. Perché hanno capito la natura del neo-imperialismo meglio di noi, e per questo hanno vinto.

    Cosa hanno capito meglio di noi? Hanno capito meglio di noi il nuovo, audace imperialismo che è nato nel 1971, quando Bretton Woods è crollato e il dollaro statunitense non era più convertibile in oro, spingendo il [Presidente] Richard Nixon a inviare un messaggio agli europei, ai governi europei e ai capitalisti del mondo, dicendo: “Il dollaro, da oggi, è un vostro problema”.

    E quanto aveva ragione Nixon. Con l’aumento del deficit americano – non dovrei dire americano – il mondo è stato inondato di dollari americani. E le banche, le banche centrali al di fuori degli Stati Uniti, furono costrette a utilizzare questi dollari americani, non potendo più essere convertiti in oro, come riserve con cui sostenere la propria moneta.

    Il dollaro divenne improvvisamente qualcosa di simile a un pagherò emesso dall’egemone. In breve tempo, il sistema finanziario globale era sostenuto da pagherò emessi da un egemone che decideva cosa gli stranieri in possesso di quei pagherò potevano o non potevano fare con i pagherò emessi dall’egemone.

    L’America era ora un paese in deficit a tutti gli effetti, con un grande deficit commerciale. Ma non aveva nulla a che vedere con gli altri paesi deficitari del mondo. Vedete, l’Argentina, la Francia, l’India, la Grecia avevano bisogno di prendere in prestito dollari. L’America non aveva bisogno di prendere in prestito dollari per sostenere la propria valuta. Non aveva bisogno di aumentare i tassi di interesse per evitare un esodo di dollari. L’esodo di dollari è stato il fondamento dell’egemonia americana.

    I capitalisti dei paesi in surplus – paesi come il Giappone, la Germania e più tardi, naturalmente, la Cina – vedevano il deficit commerciale americano come un grande salvatore.

  Inevitabilmente, di tanto in tanto, come tutti sapete, le nazioni in deficit del Sud globale hanno finito i dollari e non sono riuscite a ripagare Wall Street. È allora che l’Occidente ha inviato gli ufficiali giudiziari, il Fondo Monetario Internazionale, che ha prestato i dollari a condizione che il governo debitore consegnasse la terra, l’acqua, i porti, gli aeroporti, l’elettricità, le reti telefoniche, persino le scuole e gli ospedali del Paese agli [oligarchi] locali e agli oligarchi internazionali, che si sono accaparrati questo tesoro, hanno preso le rendite – e cosa hanno fatto con le rendite? Le hanno mandate al capitalismo di rendita americano, per investirle.

    Washington, compagni, aveva trovato la formula magica che nessun altro impero aveva scoperto prima: come far sì che i ricchi stranieri, i governi ricchi, i governi poveri e i poveri del mondo finanziassero il governo americano e le importazioni nette dell’economia americana.

    Una volta un funzionario cinese mi ha descritto la globalizzazione come qualcosa che si fondava su un “accordo oscuro” – così mi ha detto il funzionario cinese: un accordo oscuro.

    Perché l’ha definito oscuro? Perché si fondava su un patto oscuro, tacito e implicito tra la classe dirigente americana e i capitalisti e i rentier stranieri.

    Permettetemi di dirlo in modo leggermente diverso: Supponiamo che oggi si possa porre fine all’egemonia americana. C’è un pulsante qui; potete premerlo e porre fine all’egemonia statunitense. Chi vi impedirebbe di premerlo? Ok, le autorità statunitensi, i militari, la CIA, Wall Street, la Silicon Valley, cercherebbero di impedirvi di premere questo pulsante.

    Ma non sono soli! Una folla di non americani vi impedirebbe di premerlo, tra cui industriali tedeschi, sceicchi sauditi, oligarchi greci, banchieri europei e, sì, capitalisti cinesi.

    In altre parole, la supremazia del dollaro è stata altrettanto funzionale agli interessi del capitalismo di rendita statunitense quanto lo è stata per i capitalisti tedeschi, argentini, nigeriani, coreani e cinesi.

    Senza il dominio globale del dollaro e dell’America, i capitalisti cinesi, giapponesi, coreani o tedeschi non sarebbero stati in grado di estrarre continuamente un colossale plusvalore dai loro lavoratori per poi accumularlo nell’economia di rendita americana.

    Nel frattempo, gli oligarchi argentini, greci, russi, ucraini e indiani non avrebbero potuto saccheggiare i nostri Paesi, prendere i loro beni pubblici, liquidarli e trasformarli in diritti di proprietà negli Stati Uniti.

    Il deficit commerciale americano era un enorme aspirapolvere che risucchiava in America le esportazioni nette di Germania, Giappone e Cina.

    E cosa facevano i capitalisti giapponesi, tedeschi e poi cinesi con tutti questi dollari guadagnati? Li hanno rispediti negli Stati Uniti – non potevano farci altro – per acquistare proprietà negli Stati Uniti, titoli di Stato americani e alcune aziende che il governo americano ha permesso loro di comprare – non Boeing, non Microsoft, nessuna di quelle fondamentali.

    Nel frattempo, i Paesi in deficit del Sud globale, dell’Asia e dell’America Latina, erano costantemente in ansia per la carenza di dollari, che dovevano prendere in prestito da Wall Street per importare medicinali, energia e le materie prime necessarie a produrre le proprie esportazioni per guadagnare i dollari con cui ripagare Wall Street.

Fonte: https://geopoliticaleconomy.com/2023/02/03/us-imperialism-dollar-hegemony-yanis-varoufakis/

Traduzione a cura di Armando Savini

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