di Armando Savini, 28-04-2023, https://t.me/chaosmega Come abbiamo anticipato nella prima parte di questa intervista (QUI), da qualche mese stiamo assistendo al più grande cambiamento epocale degli ultimi 100 anni. La geopolitica mai è stata così importante per comprendere ciò che sta accadendo a ritmi sempre più vertiginosi. Proseguiamo la nostra analisi con Lorenzo Maria Pacini. D. In una recente intervista rilasciata a Pepe Escobar su The Cradle (QUI), il Ministro Glazyev ha affermato che serve non solo volontà politica ma anche capacità politica per implementare il nuovo sistema finanziario progettato essenzialmente da Russia e Cina. Ha sollevato, inoltre, alcune criticità, come, ad esempio, il fatto che il Cremlino non abbia ancora dato alcuna risposta alle sue proposte di riformare la Banca centrale russa – condizione necessaria per lanciare la nuova valuta adottata dal Sud globale – e, soprattutto, non abbia risolto il problema della «corruzione che coinvolge oligarchi chiave, i quali, per ragioni imperscrutabili, non sono stati messi da parte dal Cremlino». Ritieni che il rublo digitale proposto dalla Banca centrale sia compatibile con il nuovo sistema finanziario portato avanti dall’economista Glazyev e, dunque, con la nuova moneta dei BRICS (R5+)? O si tratta semplicemente dell’ultimo tentativo della Potenza egemone di conservare il proprio potere all’interno della Russia per mezzo dei suoi alfieri monetaristi? R. Un mio amico che lavora alla dirigenza della Unione Economica Eurasiatica qualche mese fa mi ha detto “Ricordati Lorenzo, niente nella finanza è come sembra”. La Russia ha storicamente una gestione molto particolare della sua ricchezza e del denaro, poco occidentale potremmo dire, il che rende difficile interpretare. Glazyev ha, a mio parere, lanciato numerose esche sia nell’ambito interno al governo e al parlamento russo, sia all’esterno verso i partner internazionali, in entrambi casi con l’intento di verificare lo status delle cose. Chi veramente vuole questo cambiamento? Chi vi si oppone? Chi fa l’ammiccamento che fa scoprire il bluff, e chi invece è onesto? Non sono un economista, ma quando in politica si parla di soldi quasi sempre si ragiona già “a danni fatti”, ovvero con già tutto pronto per essere reso pubblico, ma per fare quest’ultimo passo occorre avere sufficiente approvazione e legittimazione o perlomeno le spalle coperte in caso di attacchi o fallimenti. Le valute digitali proposte in Russia e sperimentate nelle simulazioni e nei micromercati sono state varie ed hanno di interessante proprio il collegamento con le reti finanziarie dei partenariati multipolari, come BRICS e altri. Il fatto che nascano più monete mi fa pensare alle ovvie battaglie che vi sono nel mondo finanziario per “chi controlla chi”. Io non sono contrario al denaro digitale, lo confesso, detesto avere in tasca il portafoglio e mi piacciono le innovazioni che semplificano la vita. Non me ne vogliano i lettori. Il problema della valuta digitale non è la tecnologia su cui si appoggia in sé ma, per dirla con Marx, chi detiene il mezzo di produzione, chi è il padrone della piattaforma, e questo è un problema che riconosco ed evidenzio anche io. Chiaramente riformare in senso multipolare e con una autonomia diversa dal passato un sistema bancario enorme come quello russo, è un’azione che richiede un enorme appoggio politico e anche parecchio tempo. C’è un auto-adattamento del mercato, un auto-regolazione, che con l’utilizzo delle intelligenze artificiali è diventato ancor più preciso (e pericoloso). Prendo per buone le intenzioni di Glazyev e dei suoi e dico: se vuole veramente fare la valuta digitale “buona” che deve funzionare anche con altre, magari non così buone, non ha bisogno solo di un appoggio, ha bisogno di una rete di accordi solidissimi e irremovibili non soltanto da parte del governo russo ma anche dei principali interlocutori internazionali. Quando vediamo gli oligarchi russi che non vengono rimossi, non pensiamo solo al loro conto in banca e a quanto male o bene hanno o possono fare, chiediamoci piuttosto perché vengono lasciati lì. Magari sono in combutta con i governanti o, magari, è bene che restino lì perché sono utili per un progetto più ampio e verranno spodestati, o crolleranno come castelli di sabbia, quando sarà il momento. Un bravo giocatore di scacchi non deve far capire a nessuno la sua strategia, camuffa tutte le sue mosse fino a che non muove la pedina decisiva. Se la geopolitica è una scacchiera, come diceva Brzezinski… D. Nel XIV BRICS Summit Beijing Declaration del 22 giugno 2022, i BRICS hanno congiuntamente espresso il proposito di implementare l’Agenda 2030, di supportare il World Health Organization (WHO), di lanciare il BRICS Vaccine Research and Development Center, di sostenere «tutte le misure adottate per affrontare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità … in piena conformità con gli accordi del WTO» (compresa la green economy), di riaffermare il ruolo guida del G20 nella governance economica globale e la necessità che il G20 rimanga intatto per rispondere alle attuali sfide globali, proposito già emerso nel 2017, con la promozione di un’architettura di governance economica globale (global economic governance architecture). Gli obiettivi che i BRICS intendono perseguire rientrano a pieno titolo nel progetto globalista imposto dall’Occidente, insieme all’introduzione dell’identità digitale e della valuta digitale. L’India, definita da Klaus Schwab come «un punto luminoso in mezzo alla geoeconomia globale e alle crisi geopolitiche», continua ad essere legata al WEF e ai suoi progetti, come anche la Cina, dove dal 2077, a Tianjin continua ad ospitare gli eventi del World Economic Forum. Anche l’Arabia Saudita mostra una certa ambivalenza, da una parte flirtando con i BRICS e dall’altra applaudendo al discorso di Zelensky a Munich. Che benefici potrebbe portare all’umanità un Nuovo Ordine Multipolare che persegue un’agenda globalista? C’è forse il rischio di assistere a un mero cambio della guardia e che il Nuovo Ordine Multipolare possa ridursi ad una sorta di “globalizzazione decentrata”? R. Come già anticipato, ci sono relazioni e verità più profonde che non è dato sapere a tutti. Quello che noi vediamo è la punta di un iceberg. Personalmente, credo che gli intenti della Federazione Russa siano buoni. Non starò a spiegare tutti i perché, diciamo che lo sento a pelle, e con questa risposta che può sembrare poco professionale chiudo la parentesi. Non è ancora il momento per parlare di certe cose. Ci tengo però a far riflettere ulteriormente su come esiste una gradualità nella trasformazione delle cose: non bastano programmi politici, ideologie, strutture economiche, paradigmi sociali ed educativi, bisogna fari uomini e donne nuovi. E questo richiede tanto, tanto tempo. L’essere umano è di dura cervice e ama sentirsi ripetere le cose mille volte prima di impararle, siamo esseri esperienziali, apprendiamo per ripetizione. Se io fossi al posto di qualche governante, non farei mai e poi mai cambiamenti repentini, sono la cosa più sbagliata del mondo: generano shock nella popolazione, negli accordi internazionali, nei sistemi finanziari, nelle egregore spirituali che alimentano ciò di cui sopra. Ci vuole gradualità, lo ripeto. Farei piuttosto incontri diplomatici, accordi, relazioni, curando con assiduità e pianificazione strategica e tattica ogni punto, impiegando l’intelligence, la ricerca scientifica, le organizzazioni crete appositamente per fare lavori che ufficialmente e direttamente non si possono far fare ai governi, in modo da far sì che i tasselli del puzzle – che non sto costruendo da solo! – vadano tutti a prendere piano piano il proprio posto. È già successo che la Russia recedesse da accordi globalisti, non mi stupirei se avvenisse di nuovo. Ma la Russia da sola non basta e dare l’esempio, a volte, significa muoversi magmaticamente fra le trame di un mondo marcio, dal quale protrarsi in avanti su territori inesplorati, per disegnare nuove rotte che altri seguiranno. D. Quanto, secondo te, il Nuovo Ordine Multipolare portato avanti dalla Russia di Putin e dai BRICS+ quanto rispecchia la teoria del mondo multipolare di Aleksandr Dugin? Quali azioni, in caso, sarebbe necessario intraprendere per debellare qualsiasi residuo liberal-globalista all’interno dei BRICS, ammesso che di residuo possa trattarsi? R. Consiglio di leggere Teoria del Mondo Multipolare, edito da AGA Editrice, e trovare da soli la risposta. Secondo me, Dugin ha detto molto di più di ciò che si evince da una mera lettura tecnico-politica. Fra le righe si trovano verità più importanti. Uscirà un nuovo libro di Dugin a breve, Antikeimenos. Metafisica politica dell’Anticristo, che sto traducendo e curando, dove la risposta sarà ancor più chiara. A mio parere Dugin è stato profetico ed ha intravisto con grande precisione, certo con matematica esattezza, la maggioranza degli eventi che si sarebbero presentati e alcuni dei loro esiti. Circa i residui nei BRICS+, credo quanto segue: o entro un tempo congruo allo sviluppo dei prossimi eventi mondiali, fra nuove pandemie pianificate, crisi economiche, ecologiche e quant’altro, i BRICS trasmuteranno i propri atomi di liberal-globalismo, oppure ci sarà bisogno di nuovi partenariati che, qualcosa mi dice, stanno già nascendo proprio ora che ne ragioniamo e un giorno ne conosceremo il nome. Fare uomini e donne nuove, di questo c’è bisogno più di ogni altra cosa, se vogliamo un mondo nuovo.
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