Mentre l’offensiva ucraina si esaurisce sulle difese russe e il vertice della NATO a Vilnius conferma la strategia dell’attrito e della massima pressione contro la Russia, Sergej Karaganov, presidente onorario del Presidium del Consiglio per la Politica Estera e la Difesa della Federazione Russa nonché mente grigia del Ministero degli Esteri russo, ha pubblicato un articolo in cui condivide le riflessioni venute alla luce in quella che definisce “una delle riunioni più importanti dei 31 anni di storia” del Consiglio per la Politica Estera e la Difesa di cui è presidente onorario. Karaganov ha affermato che il primo utilizzo dell’arma atomica contro un Paese europeo potrebbe essere “una decisione difficile ma necessaria”, poiché “sta diventando sempre più chiaro che lo scontro con l’Occidente non può finire nemmeno se [noi russi] otteniamo una vittoria parziale o addirittura schiacciante in Ucraina.” “Infatti – continua Karaganov – sia le élite imperial-cosmopolite (Biden e Co.), ma anche quelle imperial-nazionali (Trump), non vogliono accettare di perdere il loro potere unipolare e per questo continueranno a sfruttare la guerra in Ucraina come un maglio col quale distruggere la Russia, che della Grande Eurasia in corso di formazione costituisce l’asse militare e strategico. Il trauma causato dall’uso dell’arma atomica potrebbe infatti essere l’unico modo per far rinsavire le élite occidentali. Inoltre, nei miei studi – conclude Karaganov – sono arrivato alla conclusione che gli americani non proteggeranno mai gli europei dalla guerra atomica poiché decideranno di non rischiare una guerra nucleare anche sul suolo americano, preferendo così abbandonare gli europei al loro destino. Anche il generale italiano Marco Bertolini, attualmente a riposo, in una recente conferenza ha affermato di essere estremamente preoccupato dell’opinione pubblica occidentale, che non distingue più le responsabilità reali, e di fronte ad una possibile provocazione nucleare, anche ucraina, si mobiliterebbe per una guerra mondiale sull’onda dell’emotività del momento e della paura di quanto accaduto. Sempre nel summit della NATO dove hanno partecipato anche potenze dell’oceano pacifico – Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda – la Cina è stata definita un rivale. Negli Stati Uniti il capo di stato maggiore degli USA Mark Milley ha rotto il tradizionale silenzio che avvolge la sua carica ed ha affermato che è normale che la controffensiva ucraina impieghi tanto tempo ad ottenere i primi risultati ed ha incontrato alle Hawaii i ministri della difesa di Seul e Tokyo, affermando che si consegnino più armi non solo all’Ucraina ma anche a Taiwan. Infine, la influentissima Rand Corporation americana ha pubblicato due lunghi studi riguardo al futuro conflitto e competizione tra Stati Uniti Russia e Cina in Africa ed un altro dedicato ad un possibile confronto militare e psicologico contro la Cina. E’ nostro ospite oggi MARCO GHISETTI redattore di “Eurasia. Rivista di studi geopolitici”, responsabile dell’”Area anglosassone” presso il CeSEM (Centro Studi Eurasia e Mediterraneo) e direttore della collana “Classici” della geopolitica presso Anteo Edizioni. Conduce CARLO SAVEGNAGO
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