Economia mondiale a rischio di deglobalizzazione – FMI

Da questo articolo, tratto da RussiaToday, emerge chiaramente come il processo di deglobalizzazione stia andando avanti. Nuovi assetti geopolitici prendono sempre più forma, secondo un nuovo ordine multipolare, dove ogni blocco si riappropria della sua sovranità. L’economia diventa sempre più frammentata e, così, gli standard tecnologici, le valute di riserva e i sistemi di pagamento. È la fine del progetto di un governo mondiale, cui potrebbe seguire il crollo di tutte quelle organizzazioni internazionali a servizio dell’imperialismo a stelle e strisce, tra cui lo stesso Fondo Monetario Internazionale. Le politiche occidentali stanno accelerando il crollo del vecchio sistema. Le sanzioni inflitte alla Russia e la crisi energetica che ne deriva, stanno isolando l’Occidente e sgretolando la sua economia, facendo perdere terreno all’Euro. Quanto reggerà ancora l’UE? L’Euro sta davvero collassando? Ritorneremo presto alle nostre valute nazionali? Come già spiegato in Sovranità, debito e moneta. Dal dominio delle banche centrali al Quantum Financial System (QUI), il ritorno alla propria valuta, riappropriandosi della propria sovranità monetaria, è uno scenario molto verosimile, che potrebbe innescare la crescita dell’economia e dell’occupazione, all’interno di nuovi assetti geopolitici.

FMI, ECONOMIA MONDIALE A RISCHIO DI DEGLOBALIZZAZIONE

Le sanzioni alla Russia potrebbero dividere l’economia globale in blocchi geopolitici, prevedono gli esperti 

L’operazione militare della Russia in Ucraina e le successive sanzioni occidentali contro Mosca potrebbero spingere l’economia globale verso una frammentazione geopolitica, ha avvertito il FMI in un rapporto pubblicato il 26 luglio.

“Un grave rischio per le prospettive a medio termine è che la guerra in Ucraina contribuisca alla frammentazione dell’economia mondiale in blocchi geopolitici con standard tecnologici, sistemi di pagamento transfrontalieri e valute di riserva distinti”, si legge nel rapporto.

Secondo il FMI, una tale divisione impedirebbe alla comunità mondiale di affrontare congiuntamente i problemi globali.

“La frammentazione potrebbe anche diminuire l’efficacia della cooperazione multilaterale per affrontare il cambiamento climatico, con l’ulteriore rischio che l’attuale crisi alimentare diventi la norma”, avvertono gli autori del rapporto.

Il rapporto rileva che i tradizionali rischi economici e finanziari sono stati esacerbati dal conflitto in Ucraina e dalle sue ripercussioni. Tali rischi includono attualmente l’effetto di una politica monetaria più restrittiva, il rallentamento della crescita economica in Cina e l’aumento dei prezzi dell’energia.

Tuttavia, secondo il rapporto, al momento ci sono “prove limitate di reshoring”, o deglobalizzazione del commercio, e nel complesso il commercio globale “è stato più resistente del previsto dall’inizio della pandemia [Covid-19]”, il che può essere considerato un segnale positivo.

Tuttavia, il FMI prevede che le sanzioni sempre più severe nei confronti della Russia finiranno per provocare un calo delle esportazioni di petrolio nel mercato globale e un “azzeramento” delle esportazioni di gas russo in Europa, il che a sua volta renderebbe “le aspettative di inflazione più persistentemente elevate” in tutto il mondo e inasprirebbe le condizioni finanziarie nel momento in cui i governi cercheranno di far fronte all’aumento dei prezzi.

“In questo scenario, lo shock avrebbe un impatto diffuso, poiché l’aumento dei prezzi globali delle materie prime e l’inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie colpirebbero quasi tutti i Paesi, anche se in misura diversa. L’Europa sarebbe particolarmente colpita in questo scenario, con una crescita regionale prossima allo zero nel 2023”, afferma il FMI.

Tuttavia, secondo gli analisti, “domare l’inflazione dovrebbe essere la prima priorità per i responsabili politici”, nonostante i costi di una politica monetaria più restrittiva, poiché “un ritardo non farà altro che esacerbare [i costi]”.

Armando Savini

Fonte: www.rt.com

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