GEOPOLITICA DEL NUOVO ORDINE MULTIPOLARE – Prima parte

di Armando Savini, 26 aprile 2023, https://t.me/chaosmega 

In questi ultimi mesi, stiamo assistendo al più grande cambiamento epocale degli ultimi 100 anni. Le dinamiche con cui si sta sviluppando il Nuovo Ordine Multipolare non sempre appaiono molto chiare. Ne parliamo con Lorenzo Maria Pacini, professore a contratto di Filosofia Politica, Sociologia e Geopolitica del mondo multipolare. È il primo docente in Italia a dirigere un corso accademico sulla Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin, nonché fondatore e direttore di www.ideeazione.com.

D. Qualche settimana fa, è stato pubblicato per AGA Editrice l’ultimo libro di Aleksandr Dugin Geopolitica. Manuale della Scienza delle Civiltà, che vede una tua introduzione. Che cosa è la geopolitica e perché abbiamo bisogno di conoscerla?

R. Ringrazio anzitutto Armando Savini e Il Vaso di Pandora per l’intervista.

Quando, parlando con il prof. Dugin e l’editore Murelli, abbiamo deciso di editare questo libro, ho tirato un sospiro di sollievo: finalmente avremmo avuto in Italia un manuale ben fatto di geopolitica! Può sembrare una cosa da poco, ma non lo è, e da accademico che si trova ad insegnare la materia è stata dura comporre delle bibliografie adeguate; non lo è perché l’Italia soffre un terribile ritardo nello studio della geopolitica, ed è arrivato il momento di recuperare. Dal periodo abbastanza florido degli anni ’30 e ’40 con autori come Giorgio Roletto ed Ernesto Massi, si era poi sprofondati in una sorta di damnatio memoriae con lo spauracchio del nazifascismo, bollando la geopolitica come una disciplina infame per una sorta di colpa di ritorno; ciò ha significato il quasi totale abbandono della materia, persino nell’ambito strategico, dove solamente il Generale Carlo Jean provò a comporre un manualetto, ahimé parecchio ridotto e non troppo ben fatto. Sarà merito di Carlo Terracciano, nei primi anni Ottanta, se la geopolitica è arrivata oggi fino a noi e se si è fatta conoscere, tramite una minuziosa opera di informazione libera e approfondita, dapprima ristretta ai circoli di studi politici e strategici, poi a quelli culturali, quindi alle prime riviste, come Orion ed Eurasia, e poi da lì estesasi nella carta stampata e nel digitale. Oggi la geopolitica è diventata “di moda” soprattutto grazie alla Operazione Militare Speciale e se ne sente parlare dappertutto, troppo spesso con errori grossolani, terminologie confuse, improvvisazioni imbarazzanti, ma la geopolitica è una cosa seria.

Per rispondere con più precisione alla domanda, la geopolitica è una scienza composta da più scienze, che analizza il rapporto tra l’Uomo e la terra, tra la Civiltà e la Natura, tra la Storia e la Geografia, tra i popoli ed il loro Lebensraum cioè lo spazio vitale necessario alla Comunità statuale, organicamente intesa, per vivere, crescere, svilupparsi, espandersi e prosperare, creando benessere, Civiltà e Valori per i suoi appartenenti, conviventi su uno stesso suolo e solidali in una unitaria comunità di destino. Ancora, la geopolitica è la dottrina che studia i fenomeni politici nella loro distribuzione spaziale e nelle loro cause e rapporti ambientali, considerati anche nel loro sviluppo. Si può dire che è sintesi: un’ampia visione nel tempo e nello spazio dei fenomeni generali che collegano la percezione dei fattori geografici con gli Stati ed i popoli.

Geopolitica di Dugin, che ho personalmente non soltanto introdotto ma anche curato, è un manuale vero e proprio, vale a dire un libro da tenere a portata di mano per imparare. La geopolitica viene resa alla portata di tutti, compendiata in questo tesoretto in due volumi che affronta le dottrine in lungo e in largo, nel corso della storia, delle teorie e degli eventi, con un linguaggio semplice che è accessibile a tutti. L’autore impiega uno stile di scrittura che gli è proprio, che mi piace chiamare “spirale della conoscenza”: parte dal concetto puro e semplice, dalla definizione, e da lì comincia ad allontanarsi raccogliendo approfondimenti, autori, teorie, aneddoti, per poi ritornare di nuovo al concetto e aggiungerne un altro, che ricomincia poi ad estendere, salendo così fino al punto di aver costruito una struttura solida e articolata.

La geopolitica merita di essere studiata perché ci permette di costruirci un panorama ampio, nelle dimensioni del tempo e dello spazio, costruendo modelli interpretativi non soltanto del passato ma anche del futuro, ed è proprio per questo che è oggetto di studio nelle science strategiche da circa un secolo. Tuttavia, nell’accezione che con l’editore Maurizio Murelli abbiamo voluto dare all’edizione italiana, la geopolitica si configura come una scienza delle civiltà, vale a dire quella scienza che ci permette di conoscere le civiltà e come fra di loro interagiscono. Oggi ci troviamo in mezzo ad un epocale di scontro di civiltà, come spesso ci è stato ricordato negli ultimi mesi, pertanto… niente di meglio che apprendere lo strumento che ci permette di capire quello che sta avvenendo!

D. Ultimamente, il ministro degli Esteri Lavrov, riguardo alla risoluzione della crisi ucraina, ha affermato che «qualsiasi negoziato deve essere basato sulla considerazione degli interessi e delle preoccupazioni della Russia» e che «dovrebbe riguardare i principi su cui si baserà il nuovo ordine mondiale», cioè, il Nuovo Ordine Multipolare, in quanto la Russia rifiuta un «ordine mondiale unipolare guidato da un solo egemone». Alcuni media russi hanno diffuso, qualche settimana fa, la notizia secondo cui anche in Russia starebbe per essere introdotta l’identità digitale, che, secondo alcuni analisti, costituirebbe la fase propedeutica alla Central Bank Digital Currency (CBDC), cioè, al rublo digitale, un mezzo di pagamento voluto fortemente dalla Banca centrale della Federazione Russa. Come giudichi questo favore del Cremlino verso elementi che rispecchiano un progetto di chiara matrice globalista, come ad esempio il decreto sull’identità digitale e una certa tolleranza verso la proposta di una CBDC?

 

R. La domanda è molto interessante e mi costringe ad introdurre alcuni elementi esogeni agli argomenti strettamente geopolitici. Andiamo per gradi. La Federazione Russa ha tenuto sin dall’inizio della Operazione Militare Speciale un atteggiamento diplomatico tipicamente russo: se c’è da fare la guerra si fa la guerra, ma vediamo di fare in fretta la pace e di farla per bene perché nessuno ha voglia di buttare via tempo. Sembra detto fin troppo in soldoni, ma è effettivamente andata così.

Come ormai è ben noto anche ai meno avvezzi al flusso degli eventi, il conflitto in atto non nasce nel febbraio del 2022 ma nel 204 con il golpe di Maidan, e ancor prima con la sottrazione del territorio ucraino alla Russia, di cui ha sempre fatto parto, nel 1991 al momento della abdicazione di Gorbaciov e al seguente crollo dell’Unione Sovietica (non una sconfitta militare, attenzione, questa mai avvenuta). Alla Russia venne portata via la terra del cuore, la madre di tutte le Rus’, un po’ come se a noi italiani dopo la Seconda Guerra Mondiale gli americani, che hanno vinto mentre noi abbiamo perso, ci avessero lasciato l’Italia ma portato via il Lazio con Roma. Non credo che l’avremmo presa troppo bene, ma andiamo oltre. La Russia ha tenuto nel corso di anni di conflitto nelle regioni del Donbass la mano aperta alla diplomazia, suggellando prima gli accordi di Minsk 1 nel 2014 e Minsk 2 nel 2015. Nessuno di questi accordi è stato rispettato dal governo ucraino. Sin dai primi giorni della Operazione Speciale, il Cremlino ha invitato alla diplomazia, offrendo l’apertura di tavoli di pace, a più riprese, sempre disattesi dalla controparte. Quei pochi momenti di incontro che si sono svolti nei mesi successivi, sotto la mediazione di altri Stati, non hanno portato a grandi successi perché dalla parte ucraina c’erano sempre le solite altezzose e provocatorie richieste di “auto-sconfitta” della Russia. Sia chiaro che non si tratta di stupidaggine, perché chi lavora a quei livelli in genere sa cosa sta facendo, e i toni tenuti da Zelensky piuttosto che dai suoi padroni della NATO sono stati volutamente provocatori, caratteristica, questa, che tipicizza la diplomazia americana da sempre. Dopo mesi e mesi di prosecuzione dei tentativi di riappacificazione, dopo proposte ignorate, sanzioni imposte, scorrettezze diplomatiche di varia natura, l’attentato a Daria Dugina e un’altra lunga serie di velleità politiche, non ci vedo nulla di strano se il registro dei russi cambia musica. O, meglio, se prosegue così come si usa procedere in diplomazia, ovvero adattando la tattica alla strategia, a seconda della mappa e dell’avversario.

Lavrov è un diplomatico che ha mostrato una capacità gestionale davvero impressionante, credo che verrà ricordato nella Storia come uno dei più grandi uomini di governo, che ci piaccia o no. È un Ministro degli Esteri che ha tenuto testa a capi di governo del mondo occidentale senza mai scomporsi di mezzo millimetro, con la proverbiale pacatezza politica dei russi. Nel frattempo, ha consolidato gradualmente l’alleanza con più di mezzo mondo e ne ha create di nuove, smuovendo dei blocchi che si perpetravano in alcuni casi da secoli. I russi fanno le cose piano, hanno una indole profondamente intrapsicologica, sono riflessivi. Basta leggere un testo dei grandi classici russi per capirlo, tipo Dostoevskij o Tolstoj o simili. Pagine e pagine di descrizioni minuziose del mondo interiore dei personaggi del racconto, facendo attenzione ai dettagli.

L’ordine multipolare che stiamo vedendo prendere forma è inevitabile e, come Dugin previse a fine anni ’80 quando scrisse i primi lineamenti della Teoria del Mondo Multipolare, avverrà volenti o nolenti perché è un segno dei tempi. E qui inserisco una serie di riflessioni meno geopolitiche o, se vogliamo, più afferenti all’aspetto “esoterico” che la geopolitica porta con sé. Sentir parlare di identità digitale in Russia non mi stupisce per una somma di ragioni: la Russia ha sempre fatto ricerca tecnologica, competendo con il resto del mondo, ed annovera fra i suoi molti grandi inventori e scopritori; ancora, il governo russo non è esente da errori e da maldestri compromessi; aggiungo poi che bisogna stare attenti a non fare l’errore di semplificare o estremizzare anche la stessa transizione che è in atto, perché si tratta di un passaggio graduale, complesso, particolarmente osteggiato e di cui non si conoscono con esattezza gli esiti, un po’ come un esperimento, perciò credere che il mondo multipolare arrivi con uno schiocco di dita è un errore. La Russia fa parte del mondo e segue ciò che avviene nel mondo, facendo la sua parte nel piano divinamente ordinato della Storia. Ciò che è stato predetto si compirà. Spesso giudichiamo in maniera fin troppo cieca e limitata gli avvenimenti che vediamo. Una decisione politica messa in atto oggi ha le sue radici in anni, decenni di programmazione e studio, e mira a generare effetti su un altrettanto lungo termine. Quello che sarà non lo sappiamo con precisione. Io vedo certe scelte che sembrano strizzare l’occhiolino al male come delle mosse di sottile strategia che si riveleranno salvifiche in seguito; ma vedo anche tutto questo come parte di un piano più grande in cui quasi niente di ciò che è attualmente in questo mondo passerà al prossimo restando così come lo conosciamo.

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